L'abbiamo incontrata a Verona, Isabelle Coixet. Era a Schermi d'amore, festival melò del cinema che come solo le grandi storie d'amore che ospita sanno fare, resiste nonostante tutto e tutti. E già, perché per chi non lo sapesse, questo bellissimo festival è passato, per emorragia di finanziamenti pubblici, da 400.000 a 70.000 euro. Eppure il colpaccio l'ha fatto lo stesso e a pochi giorni dall'annuncio di essere stata scelta per il concorso di Cannes, Isabelle Coixet ha parlato del film con cui proverà a vincere la Palma d'Oro Map of sounds of Tokyo.
Dalla sua Barcellona a Cannes, passando per Tokyo…
Onestamente neanche voglio pensarci a Cannes, troppi grandi nomi, mi basta solo esserci. Tokyo è una Barcellona architettonicamente diversa ma nello spirito più vicina alla capitale catalana di quanto si possa immaginare. Mio marito è giapponese e amo quella città, quindi non aspettatevi un Lost in translation. Sofia Coppola, evidentemente, non l'ha mai amata né girata. Io entro dentro la Tokyo delle periferie, i barrios del cinema nipponico più indipendente.
Dopo Elegy, in cui Penelope Cruz e Ben Kingsley si mettono a nudo, in tutti i sensi, sembra più libera anche nel "manovrare" i corpi dei suoi attori
Credo sia solo l'opportunità che offre la sceneggiatura. Ne La mia vita senza me la protagonista non ha alcuna consapevolezza fisica di sé, la tragedia che vive Sarah Polley ne La vita segreta delle parole, ovviamente, impedisce un rapporto sereno con il sesso, inevitabilmente visto come una vergogna. Map of sounds of Tokyo, è poi, forse, la più erotica che ho fatto. Si spogliano, fanno l'amore spesso e dappertutto, tranne che a letto. E il rapporto del protagonista (Sergi Lopez) con questo amore è vampirico. Ama fisicamente una mentre pensa a un'altra.
A Cannes lotterà per la Palma d'Oro "contro" il suo primo produttore, Pedro Almodovar
Ne sono felice, anche se siamo profondamente diversi, come persone e come registi. Lui è una leggenda, un mito, un'icona, io una madre lavoratrice che fa la spesa.
Si esulta per la presenza di tre donne in concorso, Andrea Arnold, Jane Campion e lei
Poche, ma il cinema è da sempre così. Penso ai miei registi preferiti e trovo solo uomini: Scorsese, Bergman, Dreyer, Rossellini, Bertolucci, Truffaut, Wong Kar-Wai. Ma stiamo attenti a esagerare con le battaglie artistiche di genere, spesso contano le esperienze ed è normale che una donna ne abbia di diverse rispetto all'uomo. Ma siamo sicuri che riconosceremmo sempre una mano femminile dietro a un film? Io non ci riesco, e vale anche per letteratura, arte e poesia. Il punto è che forse dobbiamo faticare di più per arrivare, ma lottando ci riusciamo. I veri drammi di genere sono fuori dal nostro "primo mondo", sono in quei posti soffocanti per la donna come Iran, Yemen o Afghanistan, dove c'è uno stato di paura costante. Da noi Angela Merkel, per esempio, non ha paura di fare la sua politica. Anzi, leader come Berlusconi, Brown e lo stesso Zapatero ne hanno molta di più. Anche se l'ho votato e lo trovo un uomo onesto, ma spesso, per eccessivi timori, è poco incisivo.
In Spagna c'è una nouvelle vague inarrestabile da trent'anni, però sembrate spartirvi i generi e rimanerne rinchiusi: ad Almodovar i gay, a lei i melodrammi d'amore, ai giovani thriller e horror
Spesso è inevitabile, anche se può essere asfissiante, spesso mi sembra che Pedro sia "rinchiuso" dal suo stesso cinema. Per quanto mi riguarda ti confesso che la tentazione di fare un film di genere c'è eccome, anche perché l'horror è l'unica cosa che mia figlia guarda. Non è facile e non so se ne sarei capace. Ma chissà, non mi metto limiti!
